Una storia…

Sei mesi fa sono stata in un’azienda a fare formazione finalizzata al miglioramento delle performance, ho incontrato diverse persone, parlato con il DG e i responsabili di vario ordine e grado per progettare una serie di interventi che si sono conclusi tre mesi fa.  Sono rimasta favorevolmente colpita dal clima sereno, dalla voglia delle persone di spendersi e di mettersi in gioco sia in aula che fuori, di creare collaborazione nelle sperimentazioni avviate e andate a buon fine.

Sono quindi tornata due mesi fa per il follow-up calendarizzato e improvvisamente mi sembra che tutto sia cambiato: noto  nei corridoi diverse porte chiuse e anche alla macchinetta del caffè i saluti sono reticenti, aleggia un clima diverso o è una mia sensazione?

Eccoci finalmente in aula con il primo gruppo, quattro sono arrivati in ritardo, lo smartphone di tutti è sul tavolo, qualcuno esce velocemente per rispondere al telefono durante la giornata, l’ansia sembra cresciuta e anche il livello di stress (che tra l’altro mi sta contagiando). Domando se qualcosa sia cambiato e se per caso abbiano perso qualche importante gara o cliente. No. Hanno perso il precedente Direttore Generale, passato ad un’altra azienda del gruppo mentre da loro è arrivato un nuovo “Stile Manageriale”. Respiro disattenzione, lontananza da qui,  mentre  il livello di collaborazione e interazione in aula fa lo stesso rumore delle unghie sulla lavagna.

Sono tornata ieri e ora tutte le porte sono chiuse, in aula sono venuti in 4 su 12, gli altri sono troppo impegnati e poi il nuovo “Stile Manageriale” non crede alla formazione. Parlo con l’HR che mi rivela che un paio di persone, tra cui il brillante Francesco S., che avevo avuto modo di conoscere, se ne sono andate e che, in generale, le persone si assentano di più.

Esco augurando buona fortuna a questa azienda (e ai suoi azionisti).

p.s. non c’è neanche bisogno di ricorrere alle neuroscienze, in questo caso, per dimostrare quanto sia hard l’impatto della soft skill del manager in questione.  Ossitocina e dopamina sottotono, l’amigdala che lavora alacremente, l’attenzione altrove, la memoria di lavoro che funziona a metà, malessere e demotivazione crescenti. Pazienza, innoverà la prossima generazione.