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Articolo apparso sulla rivista Direzione del Personale di AIDP (Associazione Italiana Direzione del Personale)
Dicembre 2022 – Di Bruna Nava

Nell’addentrarmi nel mondo del metaverso come boomer curiosa, ma ben difesa dai miei bias, credo di aver compreso alcune cose su come prepararci a convivere con il futuro che si sta creando intorno a noi. Ecco la sintesi di quello che ho capito e poi qualche conclusione, rigorosamente boomer.

1. Come possiamo definire il Metaverso? Cathy Hackl lo definisce lo spazio di convergenza della nostra vita fisica con quella digitale, uno spazio che coinvolge moltissime e diverse tecnologie, tra cui la Realtà Aumentata (AR), la Realtà Virtuale (VR), la Blockchain, il 5G, l’Edge computing e molto altro ancora (che ovviamente non sono in grado di elencare). Un esempio: al Jhon Opkins hanno effettuato i primi interventi chirurgici su pazienti usando un display in AR. E per i chirurghi pare sia stata un’esperienza migliore delle altre, dal vivo.

2. Attenzione: l’origine del termine non promette bene! Il termine Metaverso si fa risalire allo scrittore Neal Stephenson e al suo racconto “Snow crash” del ’92, poi rinominato Oasis nel romanzo di Ernest Cline “Ready Palyer One”. Il romanzo si svolge in un 2045 squallido e sovrappopolato, in cui l’unica speranza di una vita migliore per la gente comune è dentro un’enorme  realtà virtuale, OASIS (Ontologically Anthropocentric Sensory Immersive Simulation, «Simulazione di Immersione Sensoriale Ontologicamente Antropocentrica»), ideata dal programmatore James Halliday, a cui si può accedere gratuitamente, grazie a un semplice visore e a guanti aptici e dove si può svolgere qualunque attività, dalla scuola allo sport. In questo racconto, la vita reale è subordinata a quella virtuale e in caso di morte “virtuale” vengono persi tutti i progressi, le skin, i soldi virtuali e la fama. (AIUTO!)

3. In compenso, non sapremo più chi siamo: le identità multiple. Scegliamo outfit e acconciatura del nostro Avatar in modo che sia ecletticamente a suo agio e di impatto in ogni situazione. Un po’ come la nostra cara e vecchia Barbie, disponibile in molte versioni e modellata sui vari contesti, anche il nostro Avatar potrà dispiegare le sue molte identità a seconda degli ambienti che frequenterà, avatar al lavoro, avatar che fa shopping, avatar al concerto, a lezione, che gioca, al museo, in vacanza, al ristorante. Sipari che si aprono su palchi su cui essere attori protagonisti o comparse irrilevanti, proprio come nella vita, ma che ci consentiranno di fare esperienze, di apprendere, osservare, conoscere e interagire con tutti gli altri attori e con la scena stessa.

4. Convergenza e integrazione tra mondo reale e metaverso. Si chiude con Zoom per come lo usiamo ora: con il metaverso, ci si potrà dare appuntamento in una stanza virtuale, popolata da avatar realistici e in 3D dei colleghi dove, alla mimica facciale, si aggiunge il linguaggio del corpo. Inoltre, a casa potremo disporre di una versione virtuale del nostro lavoro, su cui fare pratica e formarci. Nel mondo reale gli occhiali AR avranno sovrascritto le informazioni digitali su cui si è fatto pratica a casa e, una volta rientrati in ufficio, quel lavoro ci apparirà già famigliare.

5. Grandi investimenti sono ovviamente previsti nel commercio: molte aziende del settore retail stanno già creando una nuova versione di sé, reinventando spazi e design nel metaverso, dove i clienti potranno accedere e acquistare, fare shopping, provare abiti o sperimentare oggetti e tecnologie, fare ordini e ricevere quegli ordini a casa. Quindi, amici, non usciremo più di casa.

6. Allacciamoci le cinture! In ambito formativo sono già in campo corsi e materiali che forniscono un nuovo modo di partecipare all’educazione in classe. “Sono cresciuto costruendo un vulcano con bicarbonato di sodio, aceto e cartapesta”, racconta Matthew Ball (“The promise and peril of the metaverse” – Mc Kinesy Digital, 2022). “In questo momento, gli studenti sono in grado di immergersi a livello microscopico, agitare il magma, sperimentare virtualmente di essere il magma mentre viene espulso da quel vulcano nell’atmosfera e sperimentare l’impatto di quella fisica non solo sulla terra ma sugli oceani di Venere”. Diciamo che gaming e metaverso sono parenti stretti: forse potremmo divertirci di più sia nella formazione che nel lavoro (almeno così promettono gli esperti).

7. Meglio del training on the job. In BMW la nuova linea di auto elettriche si sviluppa come simulazione, per sei mesi, con macchine in scala 1:1 nel metaverso, prima di passare alla costruzione del layout finale per la produzione in fabbrica. Nel corso dei sei mesi si cambia il 30 % del design e si sviluppa anche la formazione del personale, in un luogo in cui tecnici e ingegneri possono simulare attività in infiniti modi e far accadere l’impossibile. In generale la formazione tecnica non dovrà più essere rimandata ad un momento specifico in un luogo a parte: i programmi di formazione diventano incorporati nell’attività quotidiana dei tecnici e resi possibili da occhiali AR, così come anche l’assistenza remota. Inoltre, l’apprendimento di attività manuali per la riparazione di parti meccaniche e di attrezzature (parti di camion ed elicotteri, per esempio) sono rese possibili dalla formazione tattile che, coinvolgendo la memoria muscolare, facilita la stabilizzazione e la memorizzazione dell’apprendimento.

8. Nel design, la qualità dello zoom 3D è talmente elevata che si arriva fino al punto di portare il cliente nel nuovo ambiente disegnato. Anche IKEA sta applicando questa tecnologia sul proprio sito, dove sarà possibile creare ambienti e farne esperienza.

9. I rischi: evidentemente il rischio di dipendenza, di isolamento sociale e rifugio in una realtà parallela è dietro l’angolo, ma anche privacy e concentrazione del potere sono tra i diversi rischi citati dagli esperti. Inoltre, i consumi di energia e di CO2 per AI e metaverso saranno molto molto elevati, quindi la sostenibilità del metaverso, è, nonostante le apparenze e le dichiarazioni, fortemente in discussione.

Ed eccomi arrivata alle Conclusioni Boomer.
Dopo tutte le letture e gli approfondimenti, il metaverso mi fa lo stesso effetto di una gita a Gardaland: piena di stimoli ma con troppa adrenalina! Ma probabilmente questa visione è solo parziale e resto in attesa di capirne di più e di sperimentarla. Alcuni domande ingenue tuttavia permangono, tipo: “perché dovrei fare esperienze nel metaverso e non direttamente dal vivo”? Oppure, “quanto questo mondo renderà ancora più isolato chi è a rischio di esclusione sociale”? “Finiremo come nel racconto che ha ispirato il metaverso, soli, manipolati, isolati socialmente e drogati di vite parallele?”.

Forse niente di tutto questo, ma stiamo parlando di una nuova economia che sta vedendo investimenti enormi da parte di tutti i maggiori player del mercato, che quindi diventerà realtà in tempi brevissimi, molto prima di quanto si pensi.

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