Apparso su Direzione del Personale – Rivista dell’Associazione Italiana Direzione del Personale, 2022
Negli ultimi anni, all’interno di diversi corsi di formazione e ad almeno 600-700 persone, ho rivolto alcune semplici domande registrandone la risposta su post-it e mentimeter. Quello che ho trovato in queste risposte è stata per me un’illuminante sorpresa.
Le domande avevano a che fare con le emozioni al lavoro e con i loro trigger, ad esempio: “quando hai provato gioia nel lavoro, cos’era successo?”, “quando ti sei sentito in uno stato di motivazione, cos’era accaduto?”, “Quando ti sei arrabbiato o ti sei sentito triste per qualcosa, cosa l’aveva causato?”. La domanda successiva invece era: “Che impatto hanno avuto questi episodi e queste emozioni sulla tua vita lavorativa?”.
Leggendo le risposte, le centinaia di risposte che ho raccolto, ho notato che appartenevano a non più di tre ordini di eventi e che gli episodi collegati all’emozione della gioia e della motivazione erano di una semplicità disarmante. L’80% circa delle risposte, infatti, era di questo tipo: “il riconoscimento da parte di un capo o dei colleghi”, “avere feedback positivi”; “il capo che dice – ben fatto!”, “un apprezzamento dopo un lavoro complesso”, “sentire valorizzata una propria idea”, “la buona collaborazione col team”.
I motivi di rabbia e tristezza riguardavano invece la percezione di iniquità, ingiustizie sperimentate sulla propria pelle, non sentirsi ascoltati o presi in considerazione. Gli effetti? Ovviamente opposti: da un lato voglia di impegnarsi, di mettersi in gioco, di fare di più di spingersi oltre, dall’altra voglia di mollare, di dare meno, insieme a dichiarazioni di rassegnazione e resistenza passiva.
Attingendo alle numerose ricerche neuroscientifiche che hanno indagato il social brain e i social reward, troviamo una significativa conferma di quello che ho riscontrato con poche e semplici domande: il sistema dopaminergico, che governa il nostro sistema motivazionale, è fortemente attivato dal riconoscimento sociale (Izuma, K., Saito, D., & Sadato, 2008). Non basta, ma, quando c’è, rende felici; quando manca, invece, si produce frustrazione e si stimola disimpegno, inazione (Tabibnia, G., & Lieberman, M.D., 2007; Bolino, M.C., & Grant, M.A. 2016). E, cosa ancora più importante per il lavoro, grazie alla dopamina, anche la corteccia prefrontale e le funzioni esecutive vengono positivamente coinvolte: attenzione più focalizzata, maggiore concentrazione, pensiero creativo, ragionamento logico e flessibilità cognitiva sono gli effetti legati all’attivazione del sistema dopaminergico.
I social rewards, quei riconoscimenti che passano attraverso il canale sociale e la relazione umana, come, ad esempio, sentirsi considerati, valorizzati, visti, riconosciuti, sono il carburante essenziale del motore della motivazione lavorativa che, a propria volta, stimola le funzioni cerebrali superiori impattando quindi in modo significativo sui risultati al lavoro, sull’engagement e la disponibilità ad apprendere, a cambiare o a mettersi in gioco.
Negli ultimi anni, abbiamo tutti sperimentato un livello di connessione sociale fortemente centrato sul digitale e sulla distanza, dove sono venuti a mancare quei contesti naturali in cui la sintonizzazione cerebrale, che passa attraverso la vicinanza, lo sguardo, l’attenzione condivisa, risultava rarefatta, astratta. Si sono ridotte anche le occasioni per quel riconoscimento che passava contestualmente ad un’interazione, nell’immediatezza dello scambio tra colleghi, nella collaborazione anche informale e nella condivisione di spazi.
Nel cambiamento organizzativo caratterizzato da contesti sociali sempre più rarefatti, la leadership dovrà fare in modo di assicurare il naturale bisogno di connessione, di espressione e di condivisione propria del nostro cervello sociale, curando i contesti affinché siano uno stimolo alla crescita, all’appartenenza, all’ingaggio personale, alla curiosità, alla sfida, all’apprendimento e anche al sacrificio se necessario, comportamenti che sono fortemente incentivati (o disincentivati) proprio dai social rewards.
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